Dossier documentari

Il '68 in Ticino (Dossier 105)

6. Rassegna stampa

Sommario completo

1. Premessa

2. Cronologia sommaria

3. Generalità

4. Il '68 ticinese

5. Fondi archivistici

6. Rassegna stampa

7. Bibliografia audiovisiva

Nel corso del 2008 sono stati pubblicati diversi interventi sul 68 sulle diverse testate ticinesi. Tra i tanti segnaliamo:

- Il "nostro" '68, in Corriere del Ticino, 2, 8, 14, 21.5.2008
- O. Martinetti, La carica del Sessantotto, in Azione, 13.5.2008, p. 3
Maggio 1968, quarant’anni dopo…  / Gianfranco Soldati, Michele De Lauretis, in La Rivista : mensile illustrato del Locarnese e Valli, n. 5(maggio 2008), pp. 32-33
- Ma don Leber non fu più d'accordo, in Dialoghi, n. 202, giugno 2008, p. 11

Nel dossier cartaceo viene inoltre proposta una serie di articoli apparsi sui quotidiani ticinesi (in particolare Corriere del Ticino e Libera stampa) in occasione dei precedenti anniversari del Sessantotto (1969, 1978, 1988 e 1998). Per una ricerca più esaustiva, si invitano gli utenti a utilizzare la banca dati dell'Archivio dei quotidiani e periodici ticinesi.


Mauro Stanga, autore di un lavoro di mémoire sul '68 in Ticino, ha invece estrapolato dalle diverse pubblicazioni alcune citazioni, che riproponiamo qui di seguito:

"La patente vuol dire SILENZIO, vuol dire accettare, vuol dire essere vili. È importante per un maestro la tessera politica (per una maestra la tessera del padre). La tessera giusta nel posto giusto, è la nomina assicurata".
(Milena Rossini, Il Conciliatore, gennaio 1968)

“Forse ci si avvicina al giorno in cui ci sarà una presa di coscienza generale e una grande riforma. Sarà allora indispensabile che i dispensatori di educazione, gli insegnanti, non siano solo istruiti ma anche colti, educati, il che oggi non è".
(Ennio Caroli, Il Conciliatore, 4 marzo 1968)

“Noi non dobbiamo cercare di cambiare noi stessi, ma la scuola che ha fatto di noi quello che siamo (...). Siamo stufi di adeguarci alle esigenze della scuola. Desideriamo che la scuola si adegui alle nostre esigenze"
(Sergio Cavadini, Il Conciliatore, 4 marzo 1968)

"la Scuola magistrale di Locarno (…) sta rivelando sotto i dignitosi paludamenti dell'"istituto di educazione", il suo più vero volto di burocratico, improduttivo casermone. Alla Magistrale una gestione di tipo caporalesco contribuisce con una sistematica, miope azione di demolizione, a frantumare molte sincere aspirazioni di docenti e allievi alla creazione di un rapporto educativo più aperto e fecondo di risultati culturali, validi sia sul piano umano, sia su quello professionale”.
(Lettera del professor Bruno Segre al direttore del Dipartimento Pubblica Educazione, Bixio Celio, 25 gennaio 1968)

"Ciò che a noi preme qui denunciare non è tanto il manifesto in sé e per sé e neppure i suoi autori che, poveretti, sono semmai da compatire; qui ci importa invece denunciare certo spirito di parte, turbolento, chiassoso e superficiale che da tempo sta avvelenando parte della nostra scuola e che molti, moltissimi studenti e genitori cominciano ad avvertire. Questo spirito di parte è il frutto di certo "engagement" politico che una sparuta schiera di docenti (con il "libretto rosso" di Mao in tasca) comunica alle scolaresche”.
(Il Dovere, 5 febbraio 1968)

"l'occupazione è il mezzo estremo per poter portare avanti e far valere la nostra azione in favore di una scuola democratica”
(Comunicato stampa degli occupanti dell’aula 20, 11 marzo 1968)

“Rivendichiamo la spoliticizzazione della nostra scuola. Dalle nostre assemblee è emerso che dietro all'apparente neutralità del nostro metodo di insegnamento si mascherano prefissati intenti politici”
(Carta rivendicativa della Costituente, 14 marzo 1968)

"Visto l'ulteriore sviluppo della situazione di disagio nelle scuole superiori del Cantone e le sanzioni antidemocratiche prese dal Dipartimento di Pubblica Educazione per reprimere la libertà di protesta, noi, studenti del Liceo cantonale di Lugano, abbiamo concluso che l'unico modo per risolvere i nostri problemi è di occupare un'aula, nella quale terremo un'assemblea per poter discutere e studiare liberamente questi problemi. Affermiamo inoltre sin dall'inizio il nostro rifiuto a qualsiasi strumentalismo politico ed ingerenze esterne".
(Comunicato redatto da una commissione di studenti del Liceo di Lugano, 11 marzo 1968)

“E sarebbero loro i futuri maestri ai quali verrebbero affidati i nostri figli per l’educazione e il buon esempio? Vergogna a loro e ai loro genitori! Urgono scelte, espulsioni senza remissioni, urgono soprattutto bastonate di santa ragione”.
(Lettera spedita agli studenti da un “portavoce di tantissimi buon sensati Leventinesi”, 16 marzo 1968)

“La diserzione dalle lezioni e l'occupazione di una aula – continuata nonostante precisi ordini delle autorità scolastiche competenti - costituisce un grave atto di indisciplina e di insubordinazione, palesemente in urto con precise e insopprimibili norme d'ordine scritte e non scritte”
(Risoluzione del Dipartimento della Pubblica Educazione, 11 marzo 1968)

"La posta in gioco era qualcosa che andava oltre il colpo di testa di alcuni nostri giovani. Erano in gioco valori inestimabili ed insostituibili; era in gioco insomma tutto il nostro ordinamento democratico"
(Dichiarazione radiofonica di Bixio Celio, direttore del DPE, 13 marzo 1968)

"si potrà forse chiudere la bocca agli studenti, ma il loro sentimento di ribellione fa già parte della storia del nostro paese"
(Antonio Snider, PPD, svolgimento di un interpellanza in Gran Consiglio, 2 aprile 1968)

"I giovani della Magistrale - quelli dell'"aula 20", quelli della Costituente – sono riusciti a mettere in imbarazzo ed in grave sospetto tutta la piccola repubblica perché sono usciti dagli "schemi". Questo è il loro torto, dicono alcuni puntando il dito su quella che non sanno definire se non con il termine di "insubordinazione".
Questo è il loro grande merito, preferiamo dire noi con la speranza che non tutto finisca in coda di pesce poiché vi intravvediamo, sinora, l'unico elemento stimolante (o di rottura) di una società paralizzata da schematismi e da pregiudizi che ne soffocano ogni sviluppo culturale”.
(Silvano Toppi, Il Giornale del Popolo, 16 marzo 1968)

"E auguro al Paese che da questa scuola continui anche in avvenire a ricevere maestri non soltanto preparati culturalmente e professionalmente ma nutriti della consapevolezza che loro primo compito nella scuola è quello di rafforzare, migliorandoli, i nostri ordinamenti democratici e non d'insidiarli con la predicazione di miti eversivi"
(Lettera di dimissioni di Carlo Speziali dalla direzione della Scuola Magistrale, 30 maggio 1968)

"Ascoltare e aiutare i giovani è compito eminente dello Stato, della Scuola dello Stato; ma lo Stato deve rimanere saldo nella difesa dell'ordine costituito, anche quando quest'ordine è crollato dall'impeto simpatico, perché giovane e autentico, degli studenti quindicenni e diciottenni. E ancor più salda deve esser la risposta dell'autorità quando nello "spintone" all'ordine costituito si intravvedono le mani tutt'altro che giovani di professori e politici o politicanti"
(Massimo Pini, Il Dovere, 11 aprile 1968)

"Quanto è avvenuto nelle scuole ticinesi negli scorsi mesi (…) rappresenta, nella vita della nostra provincia, (…) una svolta irreversibile. I quattro giorni di occupazione dell’ormai famosa aula 20, così come le varie agitazioni studentesche (…) hanno messo a nudo contraddizioni tanto evidenti che solo anni di conformismo, di servilismo, di vuoto culturale e politico avevano potuto celare alla grande maggioranza dell'opinione pubblica".
(Politica Nuova, maggio 1968)

"Vi sono diaboliche e delinquenziali interferenze esterne che agiscono con la complicità di una esigua minoranza all'interno. Attorno ai convitti - e quando è possibile anche all'interno come è successo alla femminile - circolano, protetti di solito dalle prime ombre della sera, gli agenti provocatori, certi isterici futuri sociologhi, psicologhi e psicopedagogisti cui lo Stato (meglio: il sistema) passa il mensile per il canale degli assegni di studio. Circolano coloro che si mascherano dietro la sigla MGP e la cifra di una casella postale, che trovano ancora puntualmente difensori nel nome della cosiddetta libertà del pensiero e di associazione (...). Queste influenze esterne devono essere stroncate; le complicità interne dovranno essere messe a nudo e pure estirpate a cura della scuola, con rigore e con tempestività affinché il lavoro dei più non venga puntualmente distrutto dai pochi".
(Bixio Celio, relazione in Gran Consiglio, 25 novembre 1968)

"Verranno adottate gravi sanzioni disciplinari - e fra queste, in particolare, l'annullamento dell'anno scolastico e l'espulsione - nei confronti degli allievi autori di nuove manifestazioni individuali o collettive di indisciplina"
(Risoluzione del Consiglio di Stato, 14 febbraio 1968)
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