Dossier documentariOfficine FFS di Bellinzona (dossier n. 104)1. Premessa |
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Sommario completo
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Gli scioperi rappresentano un avvenimento insolito nella Confederazione
e, se toccano il settore pubblico, sono vere e proprie
rarità. Ciò può ben illustrare la
portata storica dello sciopero che ha paralizzato le Officine FFS Cargo
di Bellinzona, dal 7 marzo al 9 aprile 2008. Gli impiegati delle Officine hanno incrociato le braccia in seguito alla decisione dell'azienda di cancellare 400 posti di lavoro, di cui 126 in Ticino, e di trasferire ad Yverdon, nel canton Vaud, la manutenzione delle locomotive, lasciando a Bellinzona la manutenzione dei carri merci in partenariato con aziende del settore privato. Ridurre ed "esternalizzare", quindi. Tale progetto delle FFS, volto a migliorare il bilancio dell'azienda, è stato aspramente criticato dai dipendenti, in quanto la produttività del settore è in crescita. La ristrutturazione di FFS Cargo avrebbe colpito tutto il territorio nazionale, dalla sede principale di Basilea (300 impieghi soppressi) a quella di Friburgo (164 impieghi persi, fra soppressioni e trasferimenti), ecc.; le ripercussioni maggiori si sarebbero tuttavia verificate in Ticino, vuoi per difficoltà di ricollocamento dei dipendenti che per la posizione geografica, periferica, del cantone. Le Officine di Bellinzona, attive dal 1899, sono oltretutto un simbolo e un vanto della città e delle valli limitrofe, un elemento di identificazione e coesione importante per molti ticinesi. E così è stato il Ticino a dare il via alla protesta, con uno sciopero che ha paralizzato le Officine di Bellinzona e riscosso consensi in tutto il cantone, da ogni forza politica (Chiesa inclusa); con il sostegno finanziario agli scioperanti da parte di istituzioni e singoli cittadini, le Officine si sono trasformate in una sorta di piccolo "villaggio" che ha resistito alle pressioni esterne e, all'attività di mediazione politica, ha affiancato quella di contatto con la popolazione e con il mondo dei media, della scuola e della cultura, in un crescendo di partecipazione senza precedenti. La vicenda è ancora in fase di evoluzione: dopo che i vertici delle FFS hanno accolto le richieste del comitato di sciopero, con garanzie fino al 2013, appare comunque chiaro che il futuro delle Officine di Bellinzona dovrà basarsi sull'innovazione, con la creazione di un polo tecnologico per lo sviluppo, la mobilità e la manutenzione di convogli di nuova generazione. Negli ultimi anni si sono fatte varie ipotesi sul luogo adatto ad ospitare questo centro, dall'ex-Monteforno di Bodio all'area tra Chiasso e Balerna, da Biasca a Castione. La dichiarazione d'intenti firmata l'11 dicembre 2017 da Cantone, Città di Bellinzona e FFS prevede la realizzazione di un nuovo stabilimento industriale in una località diversa e la creazione di un parco tecnologico; nell'estate 2018 viene scelta, al riguardo, un'area di 80'000 mq a Castione. Ciò desta preoccupazione nei lavoratori e nell'opinione pubblica: molti credono che sia stata vinta una battaglia, ma non la guerra. Qualcuno parla di declino programmato, altri si chiedono se non fosse preferibile ottimizzare le attuali Officine. Inoltre, crescono le polemiche sulla decisione di sacrificare un terreno agricolo pregiato per l'insediamento delle nuove Officine, quando altri siti sembravano più appropriati. Secondo Gianni Frizzo, storico leader dello sciopero, le FFS non hanno fornito un piano industriale e si comportano in modo ambiguo: dunque regna l'incertezza. Fatti i dovuti calcoli, il problema non è tanto la sede delle Officine, quanto la temuta perdita di posti di lavoro se fosse inaugurato l'impianto di Castione (da 410, gli impieghi scenderebbero a 200-230, secondo il comitato "Giù le mani"). È una situazione ritenuta paradossale, simile a quella esistente prima dello sciopero del 2008. La votazione del 19 maggio 2019, però, ha respinto l'iniziativa "Giù le mani dalle Officine": la maggioranza dei votanti ticinesi ha approvato la realizzazione del progetto per le nuove Officine FFS a Castione, ricorsi permettendo. Il futuro sito produttivo da 360 milioni di franchi permetterà inoltre la riconversione delle attuali Officine bellinzonesi in area abitativa e polifunzionale. L'atteso piano industriale dell'Officina 2.0 verrà svelato in agosto al Locarno Festival. Per dare linearità a una tematica così complessa, il presente dossier, dopo accenni
generali alle funzioni e alla storia delle Officine FFS di
Bellinzona, propone una ricca cronologia degli avvenimenti,
principalmente composta di articoli di stampa e materiale fotografico.
Seguono poi le coordinate legislative, sia federali
che cantonali,
ed un capitolo dedicato alle iniziative connesse allo sciopero
(sito Web delle Officine in sciopero, siti di informazione e/o
sostegno, documenti di carattere socio-economico). Il materiale
documentario non contenuto nel dossier, ma che potrebbe servire per
ricerche puntuali, è indicato in ogni capitolo (Riferimenti
Bibliografici). Per contro non sono state riprese le bibliografie
inserite nei vari documenti, poiché allegate agli stessi.
Nella sezione 7. Bibliografia
audiovisiva è indicato il materiale consultabile presso la sala audiovisivi della biblioteca cantonale di Bellinzona ed anche altri documenti sull'argomento presenti negli archivi della RSI o provenienti da altre fonti audio/video. Infine, presentiamo una lista di indirizzi utili per ulteriori
ricerche.
Dossier realizzato nel 2008 da Zarina Armari Quadroni. Aggiornato al 20.05.2019. COMMENTI
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